di Trent Brown
Traduzione di Pietro Zucchetti
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Masanobu Fukuoka (1913-2008) era un contadino e filosofo giapponese, che sviluppo’ una scuola di agricoltura chiamata ‘Agricoltura naturale’ o ‘Agricoltura del non fare’ la metodologia di Fukuoka contemplava un’interferenza umana minima nel processo agricolturale, invece di creare condizioni nei quali i processi naturali, lasciati al loro corso, massimizzano i raccolti. Fukuoka divento’ molto importante all’interno del movimento agricolo sostenibile di tutto il mondo, con i suoi testi ‘La rivoluzione del filo di paglia’ e ‘The Road Back to Nature’ vendendo milioni di copie in varie lingue.
Fukuoka non era interessato nelle dottrine religiose. Invece, prese la natura come ispirazione per la sua spiritualità’. Una delle più’ importanti caratteristiche dei testi di Fukuoka e’ il modo con il quale incorporano molti elementi Buddisti, in particolare quelli derivati dalla scuola Zen ispirata ai Taoisti. Con questa influenza Zen-Buddista, Fukuoka articola in modo bellissimo l’agricoltura naturale come una forma di pratica spirituale che alla fine colma questo senso di estraneazione, insoddisfazione e disincantamento che sono caratteristiche della vita moderna.
Fai di meno
Secondo il suo acconto nel libro “ La Rivoluzione del Filodi paglia” (Fukuoka, 1978/2009), il viaggio di Fukuoka verso l’agricoltura naturale comincio’ con una realizzazione filosofica. Dopo aver lavorato come un ricercatore di agricoltura per parecchi anni, un mattino capi’ finalmente che tutta la sapienza umana e’ vuota,tutte le azioni umane sono insensate e che la nullità’ e’ la natura fondamentale della realtà’. Con questa basilare visione esistenziale, comincio’ ad avvicinarsi ai problemi della vita, con un’attitudine fondamentalmente diversa. Resisteva all’inutile urgenza umana,di imporre l’essere sulla nullità’ e la forma sull’informalità’. Invece di tentare di risolvere i ‘problemi’ tramite le azioni – nuovi interventi per ‘aggiustare’ le cose – comincio’ ad adottare un approccio’ ‘sottrattivo’. Invece dell’azione comincio’ a sperimentare con la non-azione. La sua filosofia sulla coltivazione e’ basata attorno a questa disposizione negativa,alquanto Taoista. Invece di risolvere i problemi dell’agricoltura aggiungendo il lavoro,lui tentava di fare di meno.
Questa filosofia assume che molti dei problemi del mondo, sorgono per via di interventi umani sulla natura. La nostra distruzione del bilancio naturale tende a creare un numero di problemi, che tentiamo di risolvere attraverso ulteriori interventi. L’agricoltura naturale richiede di fare un passo indietro, riconoscendo che i problemi tendono a svilupparsi con le nostre stesse azioni, e a trovare un sentiero a non-fare l’azione problematica – che e’ un sentiero verso il minimo intervento. Predominantemente, Fukuoka riconosce che questo non e’ un completo ritiro dall’attivita’. Specifica chiaramente che l’agricoltura naturale non e’ ‘l’abbandonamento’ – visto che cio’ puo’ portare ad un collasso completo del sistema di coltivazione. Invece, e’ una metodologia per la transizione graduale al ritorno naturale del sistema di coltivazione, in un tal modo che meno lavoro e’ richiesto per ogni stagione che passa, visto che il sistema naturale costruisce su di se’.
Questa filosofia ‘negativa’ e ‘sottraente’ trova applicazioni molto chiare nelle tecniche di coltivazione che Fukuoka promuove. Per esempio, lui insiste che arare e’ un intervento distruttivo sulla natura. Anche se e’ stata praticata per secoli, e’ un esempio dello scherzare troppo dell’umanita’ con la natura e crea piu’ problemi di quanto ne valga. Non solo e’ un esercitazione fisica inutile, ma aumenta pure la crescita’ delle erbe spontanee. In condizioni naturali di abbondanza, arare e’ inutile, visto che il terreno e’ areato dalle radici delle piante e dal movimento degli organismi del suolo. Quindi, i metodi di Fukuoka’ consiste nel non arare il suolo in qualunque circostanza: uno deve solo assicurarsi che il bilancio naturale e’ al suo posto, migliorando la salute del suolo. In modo analogo, invece di diserbare, Fukuoka raccomanda la semina a momenti opportuni, in modo che il raccolto cresca e si stabilisca prima che le erbe spontanee abbiano modo di proliferare.
Fukuoka mentre mostra le ‘seed balls’ ad un workshop nel 2002. (Fonte: naturalfarming.org/node/9; licensed under Creative Commons).
L’agricoltura ai limiti della conoscienza umana
Fukuoka asserisce che coltivare con la natura mostra i limiti della conoscenza umana. L’ecosistema in cui la fattoria e’ tessuta consiste di un’infinetisimale connessione con una rete di interazioni la quale sono oltre la capacita’ di intendimento del pensiero umano. La ‘Conoscenza’ della natura e’ sempre impercettibile;una persona puo’ solamente sapere, nel miglior caso, una rappresentazione della natura all’interno del nostro pensiero – e questa rappresentazione non puo’ incorporare la complessita’ della realta’. Invece e’ bene sapere che l’agricoltura naturale e’ essere all’interno della natura, e vivere in un modo che rispetta i suoi cicli.
Fukuoka e’ particolarmente scettico del valore della conoscienza scientifica come guida per l’agricoltura. Lui sostiene che la scienza e’ incapace di capire la natura, perche’ lavora attraverso le relazioni lineari e variabili astratte. Per contrasto, i fenomeni naturali reali sono sempre incastonati in reti di relazioni molto piu’ grandi. Lo scienziato inizia ad essere inscatolato all’interno di una particolare sub-disciplina, incapace di vedere la complessita’ naturale nella sua totalita’. Infatti,loro sono incapaci di riconoscere i meriti dell’agricoltura naturale, che opera solo come un sistema complesso unico che e’, strettamente parlando, incomprensibile da un punto di vista scientifico. Dove la scienza lavora con principi universali, le realta’ naturali della fattoria sono sempre particolari, uniche e locali: uno puo’ solo creare condizioni ‘universali’ uccidendo la diversita’ che rende ogni fattoria unica.
Invece di elaborare sulle basi scientifiche di come le variabili specifiche possono influenzare il sistema agricolo, Fukuoka,invece, cerca di lavorare all’interno dei cicli complessi della natura. Le sue pratiche riflettono la sua filosofia del far meno and il suo credere nella complessita’ incomprensibile della natura.
Desiderio e sistemi di cibo
Un’altro modo nel quale Fukuoka ragiona sul Buddismo, e’ nel concettualizzare i problemi dei sistemi contemporanei di produzione di cibo in termini di desiderio. Lui spiega che molti dei problemi nell’agricoltura giapponese si sono presentati da un desiderio per un cibo che e’ ‘innaturale’ o fuori sincronizzazione con le realta’ ecologiche. Per esempio, il nostro desiderio di comprare cibo lucido, senza macchia, fermo e con un aspetto fresco. Questo cibo ci porta a fare trattamenti chimici di frutta e vegetali per dargli un’apparenza estetica che piaccia. Il processo diminuisce il loro valore nutrizionale, introduce tossine, ed aggiunge scarti agroalimentari non necessari e scarti industriali per processare il cibo nella filiera alimentare che possono essere evitati. Fukuoka fa anche notare come la richiesta di vegetali esotici e fuori stagione ci portano a metodi di coltivazione che producono cibo con bassi valori nutrizionali.
Queste osservazioni sono, chiaramente, luoghi comuni per il movimento alternativo per la produzione di cibo, l’unicita’ della prospettiva di Fukuoka si trova chiaramente nella ‘richiesta del consumatore’ come un problema di desiderio umano. Egli nota che con la modernizzazione si e’ venuti ad avere un contenitore di nuovi e stravaganti desideri per cose che rappresentano un’allontanamento dalla natura il quale molto spesso e’ chiaramente non salutare.‘Se avremo una crisi del cibo,’ egli ricorda, ‘non sara’ causata dall’insufficenza del potere produttivo della natura, ma dalla stravaganza del desiderio umano. Muovendoci contro l’impulso moderno di andare verso desideri sempre piu’ grandi (il quale ci crea problemi sempre piu’ complessi), Fukuoka invece promuove la diminuizione del consumo a cosa c’e’ vicino a noi. Ne risultera’ piu’ salute, lui dice, da adattare la dieta di una persona alle condizioni ecologiche locali, invece che consumare cibi che richiedono interventi innaturali. Fukuoka suggerisce che la gente potrebbe riflettere sulle difficolta’ che crea (eccessivo lavoro e costi di produzione) consumando un cibo costoso, stravagante ed in ultimo non necessario.
Per Fukuoka, la ‘stravaganza del desiderio’ e’ al cuore delle nostre colline moderne, e l’agricoltura naturale e’ la soluzione. L’agricoltura naturale offre ‘La grande via’ ad una vita piu’ spirituale e felice. Si puo’ coltivare uno stile di vita piu’ in sintonia con l’ambiente naturale e piu’ connesso a dove abitiamo. Dove la vita moderna e’ sempre piu’ frettolosa, la vita del contadino e’ ricca e divorziata dal Maya commerciale dell’inseguimento del denaro. Fukuoka lamenta che i contadini contemporanei non scrivono mai una poesia o meditano, perche’ sono sempre impegnati a fare i soldi. Lui si ricorda sempre con nostalgia di un tempo quando la vita del villaggio dedicava molto tempo alla socializzazione, meditazione ed attivita’ culturali.
La conoscenza scientifica e’ anche implicata in questi moderni desideri stravaganti. La scienza rappresenta il desiderio moderno senza sosta per capire la natura – uno sforzo che Fukuoka insiste e’ futile. Invece, egli suggerisce che la vera felicita’ viene con lo sperimentare la natura direttamente,come solo il contadino naturale fa. Mentre la scienza ed altri discorsi moderni ci riempiono la testa con paura ed inattivita’ questo ci portera’ inevitabilmente alla carestia e perdita, Fukuoka insiste che il contadino naturale non muore mai di fame. Il pensiero moderno e’ convinto che il lavoro costante e’ richiesto per non diventare poveri – mentre l’agricoltura naturale non usa il lavoro in questo modo. Il lavoro moderno include una devozione schiavistica per un’espansione senza fine senza un’obiettivo finale, mentre nell’agricoltura naturale, una persona semplicemente inizia a fare quello di cui ha bisogno per soddisfare i propri bisogni basilari,rimanendo con molto tempo a disposizione per godersi la vita.
La natura ed il pensiero non discriminante
Una delle caratteristiche piu’ ambigue ed intriganti della filosofia di Fukuoka e’ lo stato della ‘natura.’ Come egli nota, da una prospettiva analitica, puo’ essere molto difficile distinguere il naturale dall’innaturale. Questo e’ molto spesso il caso per la coltivazione, dato che l’intervento umano in un certo senso e’ sempre una parte dell’agricoltura. Tuttavia lui insiste che questa e’ solo la prospettiva dell’intelleto discriminante, che lui distingue dalla comprensione non discriminante. E l’ultimo punto di vantaggio di quest’ultimo, lui sostiene, che la natura puo’ veramente essere apprezzata.
Secondo Fukuoka, una disposizione non discriminante puo’ essere coltivata solo attraverso il vivere uno stile di vita naturale e diventando una ‘ persona naturale’. Questo e’, dal punto di vista di Fukuoka , equivalente allo sviluppo spirituale. Tutti gli aspetti della vita umana, dice lui, dovrebbero essere determinate dalla natura. Questo comincia con la dieta di una persona, prima e piu’ importante, che dovrebbe essere in allineamento con le stagioni. Invece di consumare ogni tipo di cibo che una persona desidera, si dovrebbe invece riconoscere la massima dipendenza dalla natura e permettergli di procurare il cibo nei suoi cicli. Attraverso cio’, si riconosce che il cibo non e’ ‘guadagnato’ o ‘fatto a mano,’ ma invece e’ posto come un regalo. Cosi’ facendo, uno non discrimina tra cibi che ‘piacciono’ e che ‘non piacciono’ ad un cosi’ grande estento e quindi coltiva un’orientamento piu’ naturale verso il cibo. Inoltre, Fukuoka insiste che una volta che qualcuno si abitua a vivere in modo naturale, i loro gusti si intonano ai bisogni naturali del corpo. L’essere umano moderno, distratto dalla pubblicita’ ed una moltitudine di desideri, e’ molto confuso in fatto di gusto. Quando uno impara una maggior sensibilita’ al suo istinto naturale per il cibo e cessa di indugiare senza bisogno in cibi estravaganti con stagionamento eccessivo, cominciera’ a consumare quello che il corpo richiede.
Questa visione, per capire che la natura emerge solo vivendoci assieme, in fondo informa la valutazione dei sistemi del cibo di Fukuoka. Lui accetta innovazioni come l’uso del fuoco o del sale, come essere emergenti con la vita nella natura. Cio’ che e’ meno incline ad accettare sono le innovazioni basate sulla ricerca scientifica, che procedono da una forma di vita molto distaccata dalla natura ed una visione mondiale che e’ solo capace a comprendere la natura attraverso l’astratto. In questo senso, anche molte forme di agricoltura ‘organica’ possono non essere considerate ‘naturali,’ visto che si e no provano ad applicare principi scientifici per massimizzare la produzione attraverso interventi non chimici. La vera coltivazione naturale, in contrasto, non e’ orientata verso il profito e non cerca di massimizare la produzione. Procede semplicemente dalle realta’ della vita umana all’interno dell’ecologia della coltivazione.
Fukuoka dice che la mente discriminante e’ implicata in una varieta’ di mali moderni. Fa notare che la ragione per cui e’ cosi’ critico nei confronti della scienza e’ che fa’ il ruolo nella societa’ che la discriminazione fa nell’intelletto individuale. La scienza,nel dividere il mondo in fenomeni indivuduali, e ricercabili, cattura l’esperienza umana all’interno dell’intelletto. Invece di sperimentare le meraviglie della natura direttamente, uno le separa in variabili astratte che sono molto rimosse dalla realta’. L’effetto e’ il disincantamento– un mondo che e’ pauroso, distante e astratto.
Per ragioni simili, la mente discriminante e’ creduta essere la causa principale della guerra. Fukuoka nota che senza la discriminazione tra se ed altro, le emozioni di amore ed odio sono impossibili. La percezione che le societa’ sono simili o dissimili, deboli o forti, vincitrici o perdenti, e’ un impeto chiave per al guerra. La pace puo essere trovata solo attraverso le demolizioni di queste costruzioni mentali.
Fukuoka torna ancora e ancora sul punto che vivendo vicini alla natura e’ possibile sovraffare i pericoli della mente discriminante. La natura puo’ essere sperimentata solo attraverso la sua qaulita’ mozzafiato, attraverso il collasso delle differenze, attraverso l’abbandonamento delle categorie discriminanti e dell’ego. All’interno della natura, lui dice, tutte le distinzioni diventano irrilevanti. Tutti i contadini, ovunque vivono, sono uguali.
Coprendo le divisioni Est/Ovest e Nord/Sud?
Il mese prossimo, visitero’ la fattoria di Fukuoka nella prefettura di Ehime, a Shikoku, Giappone. Oltre a vedere i principi della sua coltivazione in azione, sono interessato ad imparare di piu’ sull’ impatto di quest filosofia e pratica sull’agricoltura del mondo. In particolare, la mia ‘ mente discriminante’ vorrebbe esplorare i modi in cui Fukuoka attraversa piu’ confini.
Anche se sembrerebbe di piu’ cio’ che si puo’ chiamare ‘Filosofia Orientale’ (primariamente, Buddismo), la ‘coltivazione naturale’ di Fukuoka ha chiaramente trovato un pubblico ricettivo nell ‘Ovest,’ specialmente in quelli che cercano alternative a stili di vita capitalisti. Quello che vorrei approfondire e’ se il metodo di Fukuoka attraversa anche i confini di ‘Nord’ e ‘Sud’ – ad esempio, tra le nazioni capitaliste avanzate (incluso il Giappone) ed il cosidetto‘mondo in via di sviluppo. Certamente le sue idee riguardo il desiderio e la societa’ hanno molto in comune con la filosofia Gandiana, suggerendo potenziale per un comune aspetto ideologico. Inoltre, i contadini nel mondo in via di sviluppo che sono stati storpiati dai costi di produzione in salita e l’indebitamento, saranno sicuramente interessati in un modo di coltivare che non solo richiede bisogni esterni bassi, ma anche un intensita’ di lavoro piu’ basso.
Nonostante, ho le mie riserve. La necessita’ di semplificare i desideri e mangiare secondo i cicli della natura puo’ essere un consiglio saggio per molti di noi nello stravagante Nord del mondo; pero’ puo suonare strano per i contadini del Sud, che combattono per fare abastanza soldi per un pasto decente ogni giorno. Inoltre, la dimensione spirituale di vivere e coltivare in armonia con la natura puo’ non piacere alla vasta maggioranza del mondo in via di sviluppo che hanno cominciato a credere (e non senza ragione) che lo sviluppo commerciale e’ il loro unico modo per uscire dalla poverta’. La mia esperienza in India suggerisce che le missioni di agricoltura ecologica tendono ad essere piu’ fruttuose quando prendono queste aspirazioni per lo ‘sviluppo’ seriamente.
Rimango di mente aperta e spero di imparare di piu’ dalla mia visita in Giappone.
Prossimamente la parte n.2 su permaculturaitalia.net
Bibliografia
Fukuoka, M. (1978/2009). La Rivoluzione del Filo di Paglia (L. Korn, C. Pearce & T. Kurosawa, Trans.). New York Review Books: New York.
Trent Brown http://trentbrown.in.s205663.gridserver.com/buddhism-and-agriculture-the-philosophy-of-masanobu-fukuoka/
Immagini
Tanaka Juuyoh, ‘Water Mill.’
Fonte: https://flic.kr/p/9WLd4A
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