
Agricoltura e buddismo II: Speranza e disperazione alla fattoria di Fukuoka,Iyo
by Trent Brown 21/12/2015Link articolo originale
Traduzione di Christian Pizzimenti
Io ed il mio amico Shinya Ishizaka abbiamo guidato fino al vialetto di accesso di un piccolo magazzino appena fuori dalla cittadina di Iyo, nell’isola giapponese di Shikoku. Il sole mattutino brillava attraverso le foglie degli alberi di pino nel giardino e indorava una ragnatela attaccata sopra la porta. Stavamo per incontrarci con Hiroki Fukuoka, il nipote di Masanobu Fukuoka, il fondatore dell’Agricoltura Naturale.
Hiroki-san uscì dal magazzino indossando degli stivali di gomma e salutandoci calorosamente con un brillante sorriso. Ci condusse in una piccola cucina dove ci sedemmo per una chiaccherata, e ci spiegò che stava usando quel locale per il confezionamento dei cibi biologici, ma che ancora erano in corso lavori di rinnovamento.
Il magazzino di Iyo, in cui Hiroki Fukuoka confeziona i suo prodotti biologici.
Entrarono due giovani francesi barbuti che avevano contribuito a sistemare il magazzino. Stavano portando un contenitore di succo di arancia, spremuto dalla frutta della fattoria di Fukuoka-san. I due, silenziosamente e con grande gentilezza, ce ne porsero un mestolo. Shinya li ringraziò in inglese ma loro risposero brevemente in giapponese e ci lasciarono alla nostra intervista.
Nel mio precedente post sul blog ho abbozzato una descrizione generale della filosofia di Masanobu Fukuoka, basandomi sul suo libro più conosciuto, La Rivoluzione del filo di paglia. Venendo a visitare Hiroki-san e la sua fattoria, speravo di scorgere un segno dell’impatto globale di Fukuoka-sensei, in particolare la sua attuale rilevanza nello panorama contemporaneo mondiale. Tornerò a scrivere sull’argomento nei miei prossimi post. In questo post, vorrei concentrarmi su quanto è avvenuto nella azienda di Fukuoka-sensei da quando egli è morto nel 2008.
Gli ultimi anni di vita di Masanobu Fukuoka
Chi ha conosciuto Masanobu Fukuoka mi ha raccontato che, durante le ultime fasi della sua vita, egli divenne profondamente pessimista riguardo il futuro. Egli aveva speso la sua vita a perfezionare i suoi metodi di agricoltura naturale, non solo allo scopo di preservare l’agricoltura dalla distruzione del suolo e della biodiversità ma anche allo scopo di rivegetare i deserti della Terra. Nonostante il lavoro svolto per molti anni, Fukuoka sentiva che i progressi erano sempre insufficienti. I miglioramenti erano ottenuti su minuscole porzioni di terra mentre, di fatto, era l’intero pianeta ad aver bisogno di cura.
Fukuoka-san divenne ancor più depresso dopo aver concluso l’ennesimo ciclo di conferenze che, periodicamente, egli proponeva a studenti e intellettuali in giro per il mondo. Sentiva che sebbene annuissero alle sue parole, ben pochi di loro, se ce ne erano, erano in grado di comprenderle realmente. La sua profonda tristezza era in parte data dalla solitudine di chi si sente costantemente frainteso; ancor più c’era un senso di disperazione causato dalla mancata comprensione dell’urgenza del suo messaggio. Le persone amavano ascoltarlo ma erano incapaci di cambiare le loro vite. Nessuno sembrava riconoscere l’emergenza della crisi ambientale che si stava svelando in ogni luogo.
Infine egli si convinse che libri e conferenze non potevano cambiare alcunché. Infatti, il suo ultimo progetto fu la creazione di un mazzo di carte Uta Karuta, che chiamò Iroha Kakumei Uta (Versi Rivoluzionari Iroha)[1]. Le carte Uta Karuta sono usate in un gioco giapponese popolare tra i bambini, nel quale si devono trovare ed unire le due metà del testo di una poesia. Le poesie scritte sulle carte erano versi che Fukuoka-sensei aveva composto sui limiti della conoscenza umana e sull’importanza di vivere a contatto con la natura. Egli pensava che quei brevi versi, insieme alle immagini che li accompagnavano, potessero avere maggiore capacità di spinta al cambiamento piuttosto che i triti discorsi che facevano appello al solo intelletto.
Mazzo di carte Uta Karuta, uno degli ultimi progetti di Masanobu Fukuoka-san’s
Hiroki Fukuoka, nipote di Masanobu Fukuoka, ricordava come da bambino suo nonno fosse un uomo molto gentile ed aggraziato. Non di meno, ricorda che, quando egli divenne adolescente, fu sorpreso di vedere come suo nonno interagisse con i suoi ospiti. Quest’uomo, che era così affettuoso con la propria famiglia, era spesso impaziente e persino aggressivo verso gli ospiti che venivano a studiare i suoi metodi agricolturali. Quando si creava troppa confusione dentro le capanne della sua tenuta di montagna, egli chiedeva alle persone di andare via, apparentemente insensibile alle loro lacrime ed al fatto che stessero arrivando da ogni angolo del mondo solo per dover tornare indietro.
Hiroki-san era solito chiedersi come, un uomo dominato da tale imperiosità, avrebbe affrontato la sua propria morte. Eppure, negli ultimi mesi della sua vita, quando si ammalò, Masanobu Fukuoka era incredibilmente in pace con se stesso. Nel giorno della sua morte, egli mangiò delle susine durante la mattina e rimase a giacere nel suo letto. Verso mezzogiorno ci si accorse che aveva smesso di respirare. Hiroki-san lo descrive come un grande albero che, quando muore, cessa di drenare acqua dal terreno. Con grazia si dissecca e infine si ricongiunge alla terra.
Masanobu Fukuoka era proprio come un grande albero, uno di quelli svettavano veramente alti. Quando diffuse i suoi semi, questi volarono per tutta la terra ma raramente attecchirono nel suolo ai suoi piedi. Persino oggi, egli è pressoché sconosciuto nella Prefettura di Ehime, dove visse e lavorò per la maggior parte della sua vita.
Hiroki Fukuoka: Continuità e cambiamento nella Tradizione della Agricoltura Naturale
Masanobu Fukuoka riservò poco interesse allo scopo di accumulare denaro. Egli spese la maggior parte del suo tempo nella sua capanna sulla collina, perfezionando i suoi metodi di coltivazione e lavorando ai suoi scritti. Di conseguenza, il compito di commercializzare i prodotti e di amministrare l’economia domestica ricadde sulla moglie, i figli e i nipoti. Non fu sorprendente quindi che, divenuto troppo anziano per curare egli stesso l’azienda, la famiglia prese in mano la gestione. Inizialmente l’azienda venne gestita da Masato, figlio di Fukuoka-sensei, ed ora è passata a suo figlio Hiroki.
Masato e Hiroki Fukuoka si sono dedicati molto di più agli aspetti commerciali dell’azienda. Come conseguenza sono diventati meno rigidi nella loro adesione ai principi dell’agricoltura naturale, allo scopo di garantire raccolti capaci di produrre un reddito familiare adeguato. Nonostante il loro orientamento più commerciale, continuano a non usare sostanze chimiche e rimangono impegnati nella filosofia generale dell’Agricoltura Naturale.
Alcuni dei principali cambiamenti alle pratiche agricole della azienda Fukuoka sono giunti in risposta alle critiche dei vicini. Mentre Masanobu Fukuoka era in vita si produssero notevoli conflitti nelle relazioni di vicinato con il villaggio. I suoi metodi di Agricoltura Naturale furono visti come estremamente non ortodossi ed egli fu rimproverato perché lasciava le piante selvatiche nei suoi campi. Masato-san riconobbe come suo dovere risanare le relazioni di vicinato che erano state danneggiate dal padre. Per certi versi, la ricostruzione di queste relazioni comportò un allentamento alla stretta osservazione dei principi della Agricoltura Naturale. Uno dei principali cambiamenti messi in atto da Hiroki-san riguarda l’irrigazione. L’agricoltura Naturale di Masanobu Fukuoka prevedeva modelli di irrigazione in qualche modo non convenzionali. All’epoca, egli irrigava i campi nei periodi dell’anno in cui le risorse idriche comunali erano scarse, creando attriti con i vicini. Per eliminare questa potenziale causa di litigio, Hiroki-san pora irriga i suoi campi nello stesso periodo e nello stesso modo in cui fanno i suoi vicini. A parte questo, il suo delle tecniche di Agricoltura Naturale rimangono essenzialmente le stesse: non viene fatto uso di sostanze chimiche, nessuna lavorazione della terra e nessun uso di compost. Quando abbiamo visitato il campo in cui la famiglia ha praticato la rotazione colturale grano/orzo/riso, abbiamo trovato gli steli del riso stesi a terra mentre i germogli di grano stavano cominciando a farvi capolino in mezzo, proprio come aveva insegnato Masanobu Fukuoka.
Hiroki Fukuoka sullo sfondo i germogli di grano crescono attraverso la pacciamatura di steli di riso
Quando gli abbiamo parlato, Hiroki-san ha messo in evidenza come le sfide produttive vengano sovrastate dalle sfide del marketing. Di conseguenza, la famiglia non è stata più particolarmente attiva nella promozione della filosofia della Agricoltura Naturale (sebbene negli ultimi due anni abbiano ospitato visitatori stranieri che sono venuti a imparare e ad immergersi nell’atmosfera della azienda). La loro attenzione si è concentrata sulla commercializzazione dei loro prodotti. Hiroki-san ha affittato negli ultimi anni terreni aggiuntivi, per dedicarsi alla coltivazione delle arance e dei kiwi – due frutti molto comuni nella Prefettura di Ehime e per i quali vi è maggior facilità di collocazione sul mercato per i produttori locali.
Oltre questo, la famiglia ha rivolto grande impegno a garantire che il proprio prodotto sia apprezzato dai consumatori. Ciò comporta la sensibilizzazione della coscienza dei consumatori, non soltanto riguardo l’importanza dell’agricoltura priva di sostanze chimiche (fatto ancora non ampiamente riconosciuto in Giappone, all’infuori delle grandi città) ma anche riguardo le condizioni dei coltivatori. Hiroki-san evidenzia come non ci siano più giovani contadini che intraprendono il mestiere a causa della sempre minor redditività dell’agricoltura. Infatti ad Iyo, su un totale di 50000 abitanti, ci sono soltanto tra i 20 e i 40 coltivatori con meno di 39 anni. Questo fatto porrà serie sfide nel futuro del Giappone, riguardanti il modo in cui si riprodurrà il suo sistema di produzione del cibo. Hiroki-san suggerisce che i consumatori devano diventar disposti a pagare un prezzo maggiore per alcuni cibi, riconoscendo le modeste condizioni economiche dei contadini e la naturale precarietà del loro lavoro, così dipendente dai capricci della natura. Egli ripete che i coltivatori dovrebbero poter accedere ad un reddito e una qualità di vita medi – anche se attualmente questi sono ben al di sotto della media e spesso decadono nella povertà, nell’incertezza e nell’angoscia.
Hiroki-san ha raggiunto discreti successi nell’individuazione di mercati remunerativi per i propri prodotti. In particolare ha venduto attraverso la associazione dei coltivatori, i mercati locali dei contadini e sta vendendo anche direttamente a qualche consumatore. Occasionalmente, nei mercati incontra giovani il cui interesse per l’agricoltura ecologica e per la condizione dei coltivatori appaiono certamente incoraggianti. Tuttavia la sua percezione è che, almeno in Giappone, la consapevolezza delle generazioni più giovani sia decrescente. Quando abbiamo chiesto se egli nutrisse un qualche ottimismo riguardo il futuro della agricoltura sostenibile, egli ha fatto una lunga pausa, ha sorriso e ha detto che ancora non ha scorto questo raggio di speranza.
La preoccupazione di Hiroki-san non è solo che i giovani non comprendano la crisi ecologica in atto, ma piuttosto che non abbiano un comprensione generale di quello che significa l’agricoltura. Loro hanno accettato l’asserto capitalista secondo il quale l’agricoltura è una industria. Non capiscono la realtà basilare della coltivazione – che questa cioè, è fortemente integrata con l’ecologia locale, per esempio, e che i fallimenti nel raccolto sono causati dai capricci della natura e non sono colpa del coltivatore. Egli suggerisce anche che la società giapponese (in maniera simile a quelle occidentali) è divenuta sempre più ossessionata dall’aspetto del cibo. Come suo nonno prima di lui, egli evidenzia che la preoccupazione per l’estetica dei cibi nega ciò che il cibo è principalmente ritenuto essere: sano e sicuro. Il valore primario del cibo come fonte di nutrimento è stato dimenticato, e questo non fa presagire bene per i coltivatori che sono impegnati a produrre quel tipo di cibi, ricchi di nutrienti, che provengono da metodi agricoli privi di sostanze chimiche. Cambiare questa prospettiva tuttavia richiede ben più che il semplice continuare a praticare l’Agricoltura Naturale; questo cambiamento richiede un ampio e profondo spostamento dell’asse della coscienza. Non scorgendo alcun segno di tutto ciò in Giappone, Hiroki-san è sprofondato in una disperazione simile quella del beneamato nonno.
Speranza in Cima alla Collina
Dopo averci mostrato i campi sui quali stava coltivando diverse varietà di colture, Hiroki-san ci ha guidati su, lungo una strada tortuosa che conduceva alla cima della collina dove il padre aveva vissuto in un piccola capanna, e dove aveva perfezionato i suoi metodi di coltivazione di frutta e ortaggi in ambienti naturali biodiversi. Con mia sorpresa, il terreno sulla cima non era più usato per alcuna coltivazione. Era stato lasciato alla natura e stava affrontando una transizione: da agro-sistema ricco di biodiversità, ad una foresta naturale, ricca di frutti.
Seguendo la filosofia del “non fare” del nonno, Hiroki-san apporta esclusivamente minimi interventi per incoraggiare questa transizione. Egli stima di aver lavorato su questo terreno per un totale di soli quattro giorni durante l’ultimo anno: e quel lavoro è stato ridotto alla potatura di alcuni bamboo che stavano cominciando ad avere troppo predominio sulla foresta. Tutto il resto è stato lasciato alla natura, affinché trovasse il proprio equilibrio da sola.
Ad un osservatore non abituato, come me che scrivo, il terreno appare quasi indistinguibile da una lussureggiante foresta naturale. Narcisi selvatici germogliavano attraverso i muschi e le piante tappezzanti e il ricco terriccio che ricoprivano il suolo. Frutti di cachi e di arance pendevano dal pergolato sovrastante dal quale provenivano i giocosi cinguettii di diverse varietà di uccelli. Ogni tanto, attraverso gli alberelli e i cespugli, facevano capolino germogli di ravanelli o rabarbaro, a ricordare che una volta qui erano coltivati. Le sei capanne di bamboo e argilla che Masanobu Fukuoka aveva costruito per ospitare i suoi tanti visitatori erano ormai fuori uso e minacciavano di essere presto inghiottite dalla foresta.
Sembra come se le capanne costruite da Masanobu Fukuoka sulla cima della collina stiano ora per essere inghiottite dalla foresta.
A me, la cima della collina apparve essere una appropriata celebrazione del lavoro e della filosofia di Masanobu Fukuoka. Come Hiroki-san ed il suo stimato nonno sapevano entrambi molto bene, il mondo degli uomini può essere deludente. Le persone non riescono a riconoscere la distruttività delle proprie azioni. Ascoltano sagge parole e annuiscono in accordo, ma sembrano miserevolmente incapaci di cambiare il proprio modo di vivere. Non sorprende che questo abbia portato la famiglia Fukuoka ad albergare sentimenti di disperazione. Persino in mezzo agli uccellini e alla pace della cima alberata di questa collina, si comincia a percepire come tutto questo sia di impatto trascurabile. Noi siamo richiamati ad avere fiducia nella incredibile capacità rigeneratrice della natura – una cosa che Masanobu Fukuoka enfatizzò ripetutamente durante la sua vita. Con la giusta mentalità e il giusto impegno (spesso soltanto uno sforzo “minimo”!) esiste ancora qualche speranza che si possano curare i danni sinora prodotti.
Riconoscimenti. Vorrei sinceramente ringraziare il Professor Shinya Ishizaka, che mi ha invitato in Giappone e ha suggerito la visita alla Azienda di Fukuoka-sensei. Shinya ha provveduto la maggior parte delle intuizioni contenute in questo blog, ma ogni manchevolezza è da addebitarsi a me soltanto. Vorrei anche ringraziare Larry Korn, uno dei traduttori ed editor di numerosi scritti di Fukuoka-sensei ed autore del libro recentemente pubblicato One-Straw Revolutionary. Larry mi ha fornito importanti conoscenze preliminari in vista della mia visita all’azienda e utili suggerimenti per le revisioni di una precedente versione di questo testo.
[1]Le carte furono pubblicate postume nel 2009 sotto i tipi della casa editrice appartenente a Fukuoka, la Shizen-Juen (ISBN 978-4-938743-03-1)